sabato 28 luglio 2007

Out, out brief candle!

Ieri sera sono andato a vedere con Sibilla “Sogno di una notte di mezza estate” al Globe, il teatro in legno montato a piazza di Siena che riproduce quasi fedelmente quello seicentesco di Londra.
Lo spettacolo è stato bellissimo, gli attori bravissimi.
Conoscevo solo per sommi capi lo spettacolo e mi sono emozionato nel capire che alla fine della commedia i personaggi pensano di aver sognato tutta la storia e che, parlando col pubblico, lanciano messaggi enigmatici del tipo “e voi invece siete svegli o sognate?”.
Nella commedia ci sono tutte le caratteristiche del teatro del Seicento che tanto amavo quando lo studiavo a scuola. Mi faceva impazzire quella sorta di confusione che gettava sulle certezze della vita di tutti i giorni, lì tutto veniva messo in discussione, e problemi che sembravano così importanti, visti sotto quella luce, diventavano superflui. E già…perché che ne è delle liti con i vicini se qualcuno ti dice che tutta la tua vita è un sogno?
Che ne è della carriera inseguita calpestando i piedi dei colleghi e cercando chi sa quali raccomandazioni se Shakespeare ti dice che “siamo solo attori del palcoscenico che chiamiamo vita”?
Niente. Eppure, senza voler fare il moralista (compito che lascio volentieri ad altri) da queste considerazioni si potrebbe cominciare a vivere meglio, a non fare di problemi stupidi l’obiettivo di una vita.
Ieri sera c’è stato un momento in cui i personaggi dalla commedia interpretavano i personaggi di una tragedia, “Piramo e Tisbe”, che doveva essere rappresentata di fronte a Teseo per il suo matrimonio: alcuni personaggi della commedia erano attori “dentro” la commedia, e la tragedia era “dentro” la commedia.
Questo espediente, che tecnicamente si chiama “teatro nel teatro”, non è stato messo lì a caso: vedendo una rappresentazione teatrale dentro una rappresentazione teatrale, Shakespeare voleva sollecitare la coscienza dello spettatore a chiedersi se lui stesso, che assiste alla commedia “Sogno di una notte di mezza estate”, è un attore...e la sua vita un’opera teatrale (più o meno piacevole).
Lo spettacolo si è concluso in modo suggestivo, con una voce narrante che accompagnava l’uscita dalla scena dei personaggi (che, facendolo davanti al pubblico “affermano” così di essere solo frutto della coscienza dell’autore, cioè sanno di essere attori) e che diceva:
“Il nostro gioco è finito, gli attori, come dissi, scompaiono nell’aria leggera. Come l’opera effimera del mio miraggio, dilegueranno le torri che salgono su alle nubi, gli splendidi palazzi, i templi solenni, la terra immensa e quello che contiene; e come la labile finzione, lentamente ora svanita, non lasceranno orma.
Noi siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni; la breve esistenza è nel giro d’un sonno conchiusa.
Tutti i nostri ieri hanno illuminato agli stolti la via per una morte anonima:
Spegniti, spegniti breve candela! La vita non che un ombra in cammino;
Un povero attore si agita e si pavoneggia per un ora sulla scena e di lui non si saprà più nulla;
È una storia narrata da un idiota, piena di rumore e di furore,
Che non significa nulla…”
Qui Proietti (è lui il direttore artistico del Globe fino a quando Costanzo vorrà) ha preso in prestito un po’ di frasi celebri di Shakespeare, da “La tempesta” e “Macbeth”.
Ovviamente non le ricordo a memoria da ieri sera :)…sapevo solo dove andarle a cercare perché a suo tempo erano entrate nella mia testa e rimbalzavano da un lato all’altro senza uscirne.

Poi salito sull’autobus per tornare a casa i miei occhi hanno dovuto guardare per l’ennesima volta lo spettacolo indegno di prostitute e clienti sulla Tiburtina. Indegno non per il mestiere, rispettabilissimo, ma perché anche un cieco si accorgerebbe che quelle ragazze sono sfruttate, perché tutti lo sanno e io non ho mai incontrato una volante della polizia sulla Tiburtina di notte.
Indegno anche per i clienti quarantenni che vanno con ragazze mie coetanee che hanno avuto la sfortuna di nascere un po’ troppo ad est.
Out, out, brief candle!
T

Nessun commento: