Mentre le giornate passano annegando tra le argomentazioni derelitte della professoressa di relatività generale, è' stato bello apprendere oggi dal TG2 che Berlusconi è stato assolto dall'accusa di falso in bilancio.
Peccato però che il servizio non ha ricordato che il reato è stato depenalizzato dal governo di Silvio tre anni fa.
Negli USA, per lo stesso reato, si sarebbe fatto 10 anni di carcere.
Qui la notizia è stata data dopo quella della moglie di Mastella, signora Lonardo, che oggi si trovava in un gazebo a CEPPALONI con le DONNE DELL'UDEUR!
Senza parole.
Girovagando per youtube, infine s'è trovato un bel video .
Buona visione e buono studio a tutti.
Ciao.
T
mercoledì 30 gennaio 2008
martedì 22 gennaio 2008
Lettera al presidente Napolitano
di Paolo Flores d'Arcais
Caro Presidente,
tempo fa, dovendo scriverti per invitarti ad una iniziativa di MicroMega, chiesi tramite il tuo addetto stampa se dovevo continuare ad usare il “tu” della consuetudine precedente la tua elezione, o se era più consono che usassi il “lei”, per rispetto alla carica istituzionale. Poiché, tramite il tuo addetto stampa, mi facesti sapere che preferivi che continuassi a scriverti con il “tu”, è in questo modo che mi rivolgo a te in questa lettera aperta, tanto più che, essendo una lettera critica, mi sembrerebbe ipocrisia inzuccherare la critica con la deferenza del “lei”.
Il mio dissenso, ma si tratta piuttosto di stupore e di amarezza, riguarda la lettera di scuse che in qualità di Presidente, dunque di rappresentante dell’unità della nazione, hai inviato al Sommo Pontefice per l’intolleranza di cui sarebbe stato vittima. E’ verissimo che di tale intolleranza, di una azione che avrebbe addirittura impedito al Papa di parlare nell’aula magna della Sapienza, anzi perfino di muoversi liberamente nella sua città, hanno vociato e scritto tutti i media, spesso con toni parossistici.
Ma è altrettanto vero che di tali azioni non c’è traccia alcuna nei fatti. La modesta verità dei fatti è che il magnifico rettore (senza consultare preventivamente il senato accademico, ma mettendolo di fronte al fatto compiuto, come riconosciuto dallo stesso ex-portavoce della Santa Sede Navarro-Vals in un articolo su Repubblica) ha invitato il Papa come ospite unico in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico (a cui partecipano in nome della Repubblica italiana il ministro dell’università e il sindaco di Roma), e che, avutane notizia dalla agenzia Apcom il professor Marcello Cini (già dallo scorso novembre) e alcune decine di suoi colleghi (più di recente) hanno espresso per lettera al rettore un loro civilissimo dissenso.
Quanto agli studenti, nell’approssimarsi della visita alcuni di loro hanno espresso l’intenzione di manifestare in modo assolutamente pacifico un analogo dissenso, nella forma di ironici happening.
Il rettore Guarini ha comunque rinnovato al Papa l’invito, e tanto il Presidente del Consiglio Romano Prodi quanto il ministro degli Interni Giuliano Amato hanno esplicitamente escluso che si profilasse il benché minimo problema di ordine pubblico (malgrado la campagna allarmistica montata dal quotidiano dei vescovi italiani, “L’Avvenire”, rispetto a cui le dichiarazioni di Prodi e Amato suonavano esplicita smentita). Nulla, insomma, impediva a Joseph Ratzinger di recarsi alla Sapienza e pronunciare nell’aula magna la sua allocuzione.
Di pronunciare, sia detto en passant e per amore di verità, il suo monologo, visto che nessun altro ospite contraddittore o “discussant” era previsto, e un monologo resta a tutt’oggi nella lingua italiana l’opposto di un dialogo, checchè ne abbia mentito l’unanime coro mediatico-politico (che di rifiuto laicista del dialogo continua a parlare), a meno di non ritenere che tale opposizione, presente ancora in tutti i dizionari in uso nelle scuole, sia il frutto avvelenato del già stigmatizzato complotto laicista.
Tutto dunque lasciava prevedere che la giornata si sarebbe svolta così: mentre Benedetto XVI pronunciava il suo monologo nell’aula magna, tra il plauso deferente dei presenti (e in primo luogo del ministro Mussi e del sindaco Veltroni), ad alcune centinaia di metri di distanza alcuni professori di fisica avrebbero tenuto un dibattito sui rapporti tra scienza e fede esprimendo opinioni decisamente diverse da quelle del regnante Pontefice, e ad altrettanta debita distanza qualche centinaio di studenti avrebbe innalzato cartelli di protesta e maschere ironiche. Ironia che può piacere o infastidire, esattamente come le vignette contro il profeta Maometto, ma che costituisce irrinunciabile conquista liberale.
Dove sta, in tutto ciò, l’intolleranza? E addirittura la prevaricazione con cui si sarebbe messo al Papa la mordacchia (secondo l’happening inscenato in aula magna dagli studenti di Comunione e liberazione)?
A me sembra che intolleranza – vera e anzi inaudita – sarebbe stato vietare ad un gruppo di docenti di discutere in termini sgraditi ai dogmi di Santa Romana Chiesa, e ad un gruppo di studenti di manifestare pacificamente le loro opinioni, ancorché in forme satiricamente irridenti. Se anzi di tali divieti si fosse solo fatto accenno da parte di qualche autorità, credo che un numero altissimo di cittadini si sarebbe sentito in dovere di rivolgersi a te quale custode della Costituzione, con toni di angosciata preoccupazione per libertà fondamentali messe così platealmente a repentaglio. Ma, per fortuna (della nostra democrazia), nessun accenno del genere è stato fatto.
Il Sommo Pontefice non era di fronte ad alcun impedimento, dunque. Ha scelto di non partecipare perché evidentemente non tollerava che, pur avendo garanzia di poter pronunciare quale ospite unico il suo monologo in aula magna, nel resto della città universitaria fossero consentite voci di dissenso, anziché risuonare un plauso unanime.
Non è, questa, una mia malevola interpretazione, visto che sono proprio gli ambienti vaticani ad aver riferito che il Papa preferiva rinunciare a recarsi in visita presso una “famiglia divisa” (cioè il mondo accademico e studentesco della Universitas studiorum, la cui quintessenza istituzionale è però proprio il pluralismo delle opinioni). Ma pretendere quale conditio sine qua non per la propria partecipazione un plauso unanime non mi sembra indice di propensione al dialogo bensì, piuttosto, di vocazione totalitaria.
Non vedo dunque per quale ragione tu abbia ritenuto indispensabile, a nome di tutta la nazione di cui rappresenti l’unità, porgere al Papa quelle solenni scuse. Che ovviamente, data la tua autorità, hanno fatto il giro del mondo. Se c’è qualcuno che aveva diritto a delle scuse, semmai, è il gruppo di illustri docenti, tutti nomi di riconosciuta statura internazionale nel mondo scientifico, e che tengono alto il prestigio italiano nel mondo, a contrappeso dell’immagine di “mondezza” e politica corrotta ormai prevalente all’estero per quanto riguarda il nostro paese. Questi studiosi sono stati infatti accusati di fatti mai avvenuti, e insolentiti con tutte le ingiurie possibili (“cretini” è stato il termine più gentile usato dai maestri di tolleranza che si sono scagliati contro il diritto di critica di questi studiosi).
Né si può passare sotto silenzio il contesto in cui il monologo di Benedetto XVI si sarebbe svolto, contesto caratterizzato da due aggressive campagne scatenate dalle sue gerarchie cattoliche. Trascuriamo pure la prima, cioè i rinnovati e sistematici attacchi al cuore della scienza contemporanea, l’evoluzionismo darwiniano (bollato di “scientificità non provata” da un recente volume ratzingeriano uscito in Germania), benché il rifiuto della scienza non sia cosa irrilevante per chi dovrebbe aprire l’anno accademico della più importante università del paese.
Infinitamente più grave mi sembra la seconda, la qualifica di assassine scagliata dal Papa e dalle sue gerarchie, in un crescendo di veemenza e fanatismo, contro le donne che dolorosamente abbiano scelto di abortire. Questo sì dovrebbe risultare intollerabile. Se un gruppo di scienziati accusasse Papa Ratzinger, o solo anche il cardinal Ruini, il cardinal Bertone, il cardinal Bagnasco, di essere degli assassini, altro che lettere di scuse! E perché mai, invece, ciascuno di loro può consentirsi di calunniare come assassina, nel silenzio complice dei media e delle istituzioni, ogni donna che abbia deciso di utilizzare una legge dello Stato confermata da un referendum popolare? Se vogliono rivolgersi alle donne del loro gregge ricordando che l’aborto, anche un giorno dopo il concepimento, è un peccato mortale, e che quindi andranno all’inferno, facciano pure, proprio in base a quel “libera Chiesa in libero Stato” che il Risorgimento liberale e moderato di Cavour ci ha lasciato in eredità. Ma diffamare come assassine cittadine italiane che nessun reato hanno commesso è una enormità che non può essere passata sotto silenzio, e non sono certo il solo ad essermi domandato con amarezza perché, in quanto custode dell’unità della nazione e dunque anche delle sue radici risorgimentali, tu non abbia fatto risuonare la protesta dello Stato repubblicano.
La canea di accuse e di menzogne di questi giorni mi ha portato irresistibilmente alla memoria una piccola esperienza di oltre quarant’anni fa, nel 1966, quando – giovane universitario iscritto al Partito comunista da meno di tre anni – vissi incredulo l’esperienza di un congresso (l’XI, se non ricordo male) di un Partito che si vantava di essere sostanzialmente più libero e democratico degli altri (per questo, del resto, vi ero entrato, come milioni di italiani), in cui Pietro Ingrao, per aver moderatissimamente avanzato l’idea di un “diritto al dissenso” fu investito da una esondazione di critiche e vituperi, compresa l’accusa di essere proprio lui un intollerante!
Con una differenza sostanziale e preoccupante: che allora tale capovolgimento della realtà, versione soft ma non indolore dell’incubo orwelliano, riguardava solo un partito. Oggi investe l’intero paese, la sua intera classe politica, la quasi totalità dei suoi mass-media.
Ecco perché spero che tu voglia prestare attenzione anche all’angosciata preoccupazione di quei segmenti laici (o laicisti, come preferisce la polemica corrente) del paese, non so se maggioritari o minoritari (ma la democrazia liberale, a cui ci hai più volte richiamato, è garanzia di parola e ascolto anche per il dissenso più sparuto, fino al singolo dissidente), che ormai vengono emarginati o addirittura cancellati dalla televisione, cioè dallo strumento dominante dell’informazione, e il cui diritto alla libertà d’opinione viene di conseguenza vanificato, mentre ogni tesi oscurantista può dilagare e spadroneggiare.
Con stima, con speranza, con affetto, credimi,
tuo Paolo Flores d’Arcais.
Caro Presidente,
tempo fa, dovendo scriverti per invitarti ad una iniziativa di MicroMega, chiesi tramite il tuo addetto stampa se dovevo continuare ad usare il “tu” della consuetudine precedente la tua elezione, o se era più consono che usassi il “lei”, per rispetto alla carica istituzionale. Poiché, tramite il tuo addetto stampa, mi facesti sapere che preferivi che continuassi a scriverti con il “tu”, è in questo modo che mi rivolgo a te in questa lettera aperta, tanto più che, essendo una lettera critica, mi sembrerebbe ipocrisia inzuccherare la critica con la deferenza del “lei”.
Il mio dissenso, ma si tratta piuttosto di stupore e di amarezza, riguarda la lettera di scuse che in qualità di Presidente, dunque di rappresentante dell’unità della nazione, hai inviato al Sommo Pontefice per l’intolleranza di cui sarebbe stato vittima. E’ verissimo che di tale intolleranza, di una azione che avrebbe addirittura impedito al Papa di parlare nell’aula magna della Sapienza, anzi perfino di muoversi liberamente nella sua città, hanno vociato e scritto tutti i media, spesso con toni parossistici.
Ma è altrettanto vero che di tali azioni non c’è traccia alcuna nei fatti. La modesta verità dei fatti è che il magnifico rettore (senza consultare preventivamente il senato accademico, ma mettendolo di fronte al fatto compiuto, come riconosciuto dallo stesso ex-portavoce della Santa Sede Navarro-Vals in un articolo su Repubblica) ha invitato il Papa come ospite unico in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico (a cui partecipano in nome della Repubblica italiana il ministro dell’università e il sindaco di Roma), e che, avutane notizia dalla agenzia Apcom il professor Marcello Cini (già dallo scorso novembre) e alcune decine di suoi colleghi (più di recente) hanno espresso per lettera al rettore un loro civilissimo dissenso.
Quanto agli studenti, nell’approssimarsi della visita alcuni di loro hanno espresso l’intenzione di manifestare in modo assolutamente pacifico un analogo dissenso, nella forma di ironici happening.
Il rettore Guarini ha comunque rinnovato al Papa l’invito, e tanto il Presidente del Consiglio Romano Prodi quanto il ministro degli Interni Giuliano Amato hanno esplicitamente escluso che si profilasse il benché minimo problema di ordine pubblico (malgrado la campagna allarmistica montata dal quotidiano dei vescovi italiani, “L’Avvenire”, rispetto a cui le dichiarazioni di Prodi e Amato suonavano esplicita smentita). Nulla, insomma, impediva a Joseph Ratzinger di recarsi alla Sapienza e pronunciare nell’aula magna la sua allocuzione.
Di pronunciare, sia detto en passant e per amore di verità, il suo monologo, visto che nessun altro ospite contraddittore o “discussant” era previsto, e un monologo resta a tutt’oggi nella lingua italiana l’opposto di un dialogo, checchè ne abbia mentito l’unanime coro mediatico-politico (che di rifiuto laicista del dialogo continua a parlare), a meno di non ritenere che tale opposizione, presente ancora in tutti i dizionari in uso nelle scuole, sia il frutto avvelenato del già stigmatizzato complotto laicista.
Tutto dunque lasciava prevedere che la giornata si sarebbe svolta così: mentre Benedetto XVI pronunciava il suo monologo nell’aula magna, tra il plauso deferente dei presenti (e in primo luogo del ministro Mussi e del sindaco Veltroni), ad alcune centinaia di metri di distanza alcuni professori di fisica avrebbero tenuto un dibattito sui rapporti tra scienza e fede esprimendo opinioni decisamente diverse da quelle del regnante Pontefice, e ad altrettanta debita distanza qualche centinaio di studenti avrebbe innalzato cartelli di protesta e maschere ironiche. Ironia che può piacere o infastidire, esattamente come le vignette contro il profeta Maometto, ma che costituisce irrinunciabile conquista liberale.
Dove sta, in tutto ciò, l’intolleranza? E addirittura la prevaricazione con cui si sarebbe messo al Papa la mordacchia (secondo l’happening inscenato in aula magna dagli studenti di Comunione e liberazione)?
A me sembra che intolleranza – vera e anzi inaudita – sarebbe stato vietare ad un gruppo di docenti di discutere in termini sgraditi ai dogmi di Santa Romana Chiesa, e ad un gruppo di studenti di manifestare pacificamente le loro opinioni, ancorché in forme satiricamente irridenti. Se anzi di tali divieti si fosse solo fatto accenno da parte di qualche autorità, credo che un numero altissimo di cittadini si sarebbe sentito in dovere di rivolgersi a te quale custode della Costituzione, con toni di angosciata preoccupazione per libertà fondamentali messe così platealmente a repentaglio. Ma, per fortuna (della nostra democrazia), nessun accenno del genere è stato fatto.
Il Sommo Pontefice non era di fronte ad alcun impedimento, dunque. Ha scelto di non partecipare perché evidentemente non tollerava che, pur avendo garanzia di poter pronunciare quale ospite unico il suo monologo in aula magna, nel resto della città universitaria fossero consentite voci di dissenso, anziché risuonare un plauso unanime.
Non è, questa, una mia malevola interpretazione, visto che sono proprio gli ambienti vaticani ad aver riferito che il Papa preferiva rinunciare a recarsi in visita presso una “famiglia divisa” (cioè il mondo accademico e studentesco della Universitas studiorum, la cui quintessenza istituzionale è però proprio il pluralismo delle opinioni). Ma pretendere quale conditio sine qua non per la propria partecipazione un plauso unanime non mi sembra indice di propensione al dialogo bensì, piuttosto, di vocazione totalitaria.
Non vedo dunque per quale ragione tu abbia ritenuto indispensabile, a nome di tutta la nazione di cui rappresenti l’unità, porgere al Papa quelle solenni scuse. Che ovviamente, data la tua autorità, hanno fatto il giro del mondo. Se c’è qualcuno che aveva diritto a delle scuse, semmai, è il gruppo di illustri docenti, tutti nomi di riconosciuta statura internazionale nel mondo scientifico, e che tengono alto il prestigio italiano nel mondo, a contrappeso dell’immagine di “mondezza” e politica corrotta ormai prevalente all’estero per quanto riguarda il nostro paese. Questi studiosi sono stati infatti accusati di fatti mai avvenuti, e insolentiti con tutte le ingiurie possibili (“cretini” è stato il termine più gentile usato dai maestri di tolleranza che si sono scagliati contro il diritto di critica di questi studiosi).
Né si può passare sotto silenzio il contesto in cui il monologo di Benedetto XVI si sarebbe svolto, contesto caratterizzato da due aggressive campagne scatenate dalle sue gerarchie cattoliche. Trascuriamo pure la prima, cioè i rinnovati e sistematici attacchi al cuore della scienza contemporanea, l’evoluzionismo darwiniano (bollato di “scientificità non provata” da un recente volume ratzingeriano uscito in Germania), benché il rifiuto della scienza non sia cosa irrilevante per chi dovrebbe aprire l’anno accademico della più importante università del paese.
Infinitamente più grave mi sembra la seconda, la qualifica di assassine scagliata dal Papa e dalle sue gerarchie, in un crescendo di veemenza e fanatismo, contro le donne che dolorosamente abbiano scelto di abortire. Questo sì dovrebbe risultare intollerabile. Se un gruppo di scienziati accusasse Papa Ratzinger, o solo anche il cardinal Ruini, il cardinal Bertone, il cardinal Bagnasco, di essere degli assassini, altro che lettere di scuse! E perché mai, invece, ciascuno di loro può consentirsi di calunniare come assassina, nel silenzio complice dei media e delle istituzioni, ogni donna che abbia deciso di utilizzare una legge dello Stato confermata da un referendum popolare? Se vogliono rivolgersi alle donne del loro gregge ricordando che l’aborto, anche un giorno dopo il concepimento, è un peccato mortale, e che quindi andranno all’inferno, facciano pure, proprio in base a quel “libera Chiesa in libero Stato” che il Risorgimento liberale e moderato di Cavour ci ha lasciato in eredità. Ma diffamare come assassine cittadine italiane che nessun reato hanno commesso è una enormità che non può essere passata sotto silenzio, e non sono certo il solo ad essermi domandato con amarezza perché, in quanto custode dell’unità della nazione e dunque anche delle sue radici risorgimentali, tu non abbia fatto risuonare la protesta dello Stato repubblicano.
La canea di accuse e di menzogne di questi giorni mi ha portato irresistibilmente alla memoria una piccola esperienza di oltre quarant’anni fa, nel 1966, quando – giovane universitario iscritto al Partito comunista da meno di tre anni – vissi incredulo l’esperienza di un congresso (l’XI, se non ricordo male) di un Partito che si vantava di essere sostanzialmente più libero e democratico degli altri (per questo, del resto, vi ero entrato, come milioni di italiani), in cui Pietro Ingrao, per aver moderatissimamente avanzato l’idea di un “diritto al dissenso” fu investito da una esondazione di critiche e vituperi, compresa l’accusa di essere proprio lui un intollerante!
Con una differenza sostanziale e preoccupante: che allora tale capovolgimento della realtà, versione soft ma non indolore dell’incubo orwelliano, riguardava solo un partito. Oggi investe l’intero paese, la sua intera classe politica, la quasi totalità dei suoi mass-media.
Ecco perché spero che tu voglia prestare attenzione anche all’angosciata preoccupazione di quei segmenti laici (o laicisti, come preferisce la polemica corrente) del paese, non so se maggioritari o minoritari (ma la democrazia liberale, a cui ci hai più volte richiamato, è garanzia di parola e ascolto anche per il dissenso più sparuto, fino al singolo dissidente), che ormai vengono emarginati o addirittura cancellati dalla televisione, cioè dallo strumento dominante dell’informazione, e il cui diritto alla libertà d’opinione viene di conseguenza vanificato, mentre ogni tesi oscurantista può dilagare e spadroneggiare.
Con stima, con speranza, con affetto, credimi,
tuo Paolo Flores d’Arcais.
venerdì 18 gennaio 2008
Gruppi satanici alla Sapienza
A dimostrazione del fatto che non c'è limite alla stupidità umana, che si manifesta con le cazzate che taluni dicono o fanno, vi invito a vedere questo video che mi ha segnalato il pugile.
Ecco, in questa settimana è successo di tutto. Però questa devo dire che mi mancava.
Il video fa il paio con quello di Veltroni di ieri, a proposito di barzellette.
Da segnalare inoltre, che è stata scritta una lettera, a cura di A. Viale e del pugile, in cui si esprime completa solidarietà ai 67 docenti che sono stati messi sotto accusa in modo vergognoso da politici e stampa.
Se tutti i cervelli dei parlamentari si sommassero insieme (tolta la Montalcini), a parte la merda che uscirebbe come riporto, il resto non sarebbe commensurabile con la mente del più scarso di quei 67.
Sono state raccolte le firme di 264 studenti di Fisica.
T
Ecco, in questa settimana è successo di tutto. Però questa devo dire che mi mancava.
Il video fa il paio con quello di Veltroni di ieri, a proposito di barzellette.
Da segnalare inoltre, che è stata scritta una lettera, a cura di A. Viale e del pugile, in cui si esprime completa solidarietà ai 67 docenti che sono stati messi sotto accusa in modo vergognoso da politici e stampa.
Se tutti i cervelli dei parlamentari si sommassero insieme (tolta la Montalcini), a parte la merda che uscirebbe come riporto, il resto non sarebbe commensurabile con la mente del più scarso di quei 67.
Sono state raccolte le firme di 264 studenti di Fisica.
T
giovedì 17 gennaio 2008
Breve commento
Dopo aver vissuto una giornata surreale, in cui l'Università è stata sorvegliata e protetta (da chi?) con un migliaio di poliziotti e carabinieri, ed averne sentito di tutti i colori tra ieri e l'altro ieri a proposito dei cattivi maestri e della gente mediocre che affollerebbe il nostro dipartimento, ora vi farò un po' ridere.
Non prima di aver detto però che non me la prendo assolutamente con le forze dell'ordine cui qualcuno aveva preannunciato un clima da G8 (il terrorista è questo qualcuno che ha tanti e nessun nome) e che quando questi si sono resi conto che i ragazzi, costretti fuori dall'Università, erano innucui, hanno abbandonato l'assetto antisommossa e in due minuti hanno sbaraccato.
Oggi abbiamo pagato le forze dell'ordine per venirsi a fare una passeggiata all'Università.
Complimenti ai ragazzi dei collettivi, che se pur con forme colorite e magari discutibili, hanno fatto sentire la loro opinione sulla visita del Papa contestandolo civilmente.
Da far notare che sono stati tenuti fuori dalla Città universitaria, con una mossa più stupida che causata da motivi di sicurezza.
Loro additavano il rettore come responsabile di questa cosa. Io non so.
Comunque, se li avessero fatti entrare, avrebbero sgridacchiato un po' qua e la per le vie della città universitaria e nessuno si sarebbe fatto male.
Dopo un quarto d'ora sarebbe finito tutto perchè orami Mussi e Veltroni se ne erano andati.
Invece sono stati a fronteggiare la schiera di poliziotti a piazzale Aldo Moro parlando con megafoni e mangiando i panini con la porchetta. A chi è servito?
Solidarietà ai 67 cattivi maestri, che però, con la protesta dei collettivi non c'entrano niente.
Sinceramente farsi apostrofare mediocri da Buttiglione è qualcosa cui aspiro anch'io.
Mai stato tanto orgoglioso di stare a Fisica.
Infine ecco la cosa comica .
Comica ma fa comunque riflettere e lascia sconcertati.
Lascio a voi i commenti perchè sono stanco.
Ciao
T
Non prima di aver detto però che non me la prendo assolutamente con le forze dell'ordine cui qualcuno aveva preannunciato un clima da G8 (il terrorista è questo qualcuno che ha tanti e nessun nome) e che quando questi si sono resi conto che i ragazzi, costretti fuori dall'Università, erano innucui, hanno abbandonato l'assetto antisommossa e in due minuti hanno sbaraccato.
Oggi abbiamo pagato le forze dell'ordine per venirsi a fare una passeggiata all'Università.
Complimenti ai ragazzi dei collettivi, che se pur con forme colorite e magari discutibili, hanno fatto sentire la loro opinione sulla visita del Papa contestandolo civilmente.
Da far notare che sono stati tenuti fuori dalla Città universitaria, con una mossa più stupida che causata da motivi di sicurezza.
Loro additavano il rettore come responsabile di questa cosa. Io non so.
Comunque, se li avessero fatti entrare, avrebbero sgridacchiato un po' qua e la per le vie della città universitaria e nessuno si sarebbe fatto male.
Dopo un quarto d'ora sarebbe finito tutto perchè orami Mussi e Veltroni se ne erano andati.
Invece sono stati a fronteggiare la schiera di poliziotti a piazzale Aldo Moro parlando con megafoni e mangiando i panini con la porchetta. A chi è servito?
Solidarietà ai 67 cattivi maestri, che però, con la protesta dei collettivi non c'entrano niente.
Sinceramente farsi apostrofare mediocri da Buttiglione è qualcosa cui aspiro anch'io.
Mai stato tanto orgoglioso di stare a Fisica.
Infine ecco la cosa comica .
Comica ma fa comunque riflettere e lascia sconcertati.
Lascio a voi i commenti perchè sono stanco.
Ciao
T
lunedì 7 gennaio 2008
Visita del papa
Il Papa verrà all'università ad inaugurare il nuovo anno accademico.
Ci sono state reazioni comprensibili a tutto ciò. Leggete qui , colui che scrive è un professore del nostro dipartimento, forse ex...
La lettera m'è stata mandata da D. Giovannini.
Ciao marinai.
T
Ci sono state reazioni comprensibili a tutto ciò. Leggete qui , colui che scrive è un professore del nostro dipartimento, forse ex...
La lettera m'è stata mandata da D. Giovannini.
Ciao marinai.
T
giovedì 3 gennaio 2008
Irreversibilità
Nelle reazioni chimiche vari potenziali indicano il verso in cui la reazione deve avvenire: essa avviene solo se sono soddisfatte alcune condizioni che sono troppo pigro per andare a ricercare sul libro di chimica.
Anche nei fenomeni fisici accade qualcosa di simile.
Quando guardiamo un uovo cadere giù da un tavolo e spaccarsi, tanto per fare l'esempio più comune, non abbiamo dubbi sul fatto che un simile processo non possa avvenire al contrario.
La seconda legge della termodimanica fissa infatti il verso in cui fenomeni fisici devono avvenire.
Tuttavia qualsiasi fenomeno osserviamo, se guardato a scale sufficientemente piccole, ci apparirà reversibile (dice Feynmann, e si può essere d'accordo).
Dunque dunque...c'è un intrigo, un intoppo...insomma qualcosa non va.
Mentre si aumenta la precisione con cui si guarda il fenomeno, si passa, in un qualche momento, dall'irreversibile al reversibile.
Mah...
T
Anche nei fenomeni fisici accade qualcosa di simile.
Quando guardiamo un uovo cadere giù da un tavolo e spaccarsi, tanto per fare l'esempio più comune, non abbiamo dubbi sul fatto che un simile processo non possa avvenire al contrario.
La seconda legge della termodimanica fissa infatti il verso in cui fenomeni fisici devono avvenire.
Tuttavia qualsiasi fenomeno osserviamo, se guardato a scale sufficientemente piccole, ci apparirà reversibile (dice Feynmann, e si può essere d'accordo).
Dunque dunque...c'è un intrigo, un intoppo...insomma qualcosa non va.
Mentre si aumenta la precisione con cui si guarda il fenomeno, si passa, in un qualche momento, dall'irreversibile al reversibile.
Mah...
T
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