martedì 11 agosto 2009

Relativismo

"sembra che il bene e il male dipendano dall'opinione pubblica, cioè da ciò che gli altri, rappresentati come maggioranza, pensano sui valori. Come se ciò che è morale e immorale dipendesse, in fondo, dai numeri"

Cardinal Bagnasco

Bagnasco sembra aver pronunciato questa frase, almeno così riporta
Repubblica .
E deve averle pronunciate pure con qualche riferimento velato al Sire.

Provate a riflettere sulla frase.
Io non ci ho pensato molto.
Ma mi sono venuti in mente alcuni esempi che sembrerebbero testimoniare il contrario di quanto afferma quella frase.

-In alcune civiltà antiche erano praticati sacrifici umani.
Oggi noi vediamo l'uccisione di un uomo come il reato più grave che si possa commettere.

-Fino a prima della rivoluzione francese o, più in generale fino alla dichiarazione universale dei diritti dell'uomo dell'ONU, era largamente condiviso l'utilizzo di schiavi.
Oggi è abbastanza condiviso invece il principio secondo cui tutti gli individui nascono con gli stessi diritti e non uno può essere reso schiavo dall'altro.

-Fino a pochissimi decenni fa, la donna non aveva affatto gli stessi diritti dell'uomo. Lo stato italiano non tutelava i due sessi allo stesso modo, almeno fino alla riforma del diritto di famiglia del 1975. Cito da Wiki:
"Il diritto di famiglia codificato nel 1942 concepiva una famiglia fondata sulla subordinazione della moglie al marito, sia nei rapporti personali sia in quelli patrimoniali, sia nelle relazioni di coppia sia nei riguardi dei figli; e fondata sulla discriminazione dei figli nati fuori dal matrimonio (figlio naturale), che ricevevano un trattamento giuridico deteriore rispetto ai figli legittimi.".
Oggi, tutto questo appare come preistoria.

Perchè prima di tutte queste conquiste, che ora sembrano scontate, semplimente non c'erano?
Secondo me (e questa è una conclusione del tutto discutibile) perchè la maggior parte della gente riteneva opportuno lo stato delle cose.
Quindi ciò che è morale o immorale dipende eccome dai numeri.

Noi viviamo in una società in cui la maggior parte della gente pensa sia sbagliato andare in giro nudi.
Magari nel bel mezzo dell'Autralia, tra un aborigeno e l'altro, ci si troverebbe in una società in cui questo tabù non esiste, cioè la maggior parte della gente ritiene inoffensivo andare in giro nudi. Ergo, non saremmo visti come immorali se andassimo in giro nudi.

Bagnasco invece crede che esista un bene supremo. Lui crede che ci siano delle cose, delle azioni, degli atteggiamenti che siano indiscutibilmente belle, corrette e morali ed altre che invece siano brutte, scorrette ed immorali.
Questo "indiscutibilmente" provoca per forza tensioni.
Perchè ciò che lui ritiene morale e corretto può entrare, ed entra, in collisione con ciò che ritiene corretto un'altra persona, per esempio io.
Ci sono mille esempi in cui questo è accaduto in passato, basta dare un'occhiata veloce agli ultimi post.
Allora, chi ha il diritto di affermare che la sua morale è più alta dell'altra?
In base a cosa poi?

Dunque, affinchè non si creino guerre, basterebbe non sopraffare gli altri con la propria morale.
E far si che ciò che sia morale o immorale venga stabilito proprio con i numeri, con il dialogo col prossimo.
Per me è ovvio che tutti gli individui nascano con gli stessi diritti. Ma per arrivare a questa conquista ci sono stati uomini che hanno scritto libri, altri che hanno fatto politica, altri ancora che hanno combattuto.
Questi ultimi forse erano un po' esasperati dal dialogo con i sordi.

Ma al di la della forma con cui si cerca di convincere il prossimo della ragionevolezza delle proprie tesi, è così e solo così che si è affermato ciò che è morale, giusto e bello.

Poi a posteriori è quasi ovvio dire "ma è banale!"
E' intuirlo a priori che è difficile.
E infatti uomini come Martin Luther King e Gandhi passano alla storia.

Non sto sostendo che Martin Luther King si batteva per qualcosa di giusto a priori.
Sto dicendo che lui si è battuto per qualcosa che poi ha avuto la forza di affermarsi.
Che io ritengo giusta la sua lotta è un accidente in questo discorso, o forse no, visto che io, essendo un uomo del mio tempo, vivo in una società che considera neri e bianchi uguali (più o meno).

Ora io ritengo giusto che i gay vengano tutelati come le coppie etero.
Questo non avviene.
Molta gente pensa che questo non sia giusto.
Io nel mio piccolo mi batto, a parole e senza schiaffi, affinchè a loro vengano riconosciuti gli stessi diritti degli altri.
Non perchè questo sia giusto a priori, ma perchè io lo ritengo giusto.

Quando ho chiesto a mia zia perchè non si fosse separata (per fatti suoi avvenuti prima del 75) mi ha risposto che se lo avesse fatto si sarebbe ritrovata in mezzo alla strada.
A me sembrava impossibile che a lei non fosse riconosciuta alcuna tutela.

Allo stesso modo, fra 50 anni, molta gente si guarderà indietro e dirà "ma possibile che nel 2009 i gay non avevano alcuna tutela in Italia?"

Il bene immutabile della chiesa di oggi non comprende questi diritti.
Se fra cinquant'anni muterà anche il codice morale della chiesa, vuol dire che non è immutabile manco per niente.
In passato ciò è già successo.
Il bene immutabile è già mutato.
Oggi difende la vita come bene più prezioso. Fino a qualche secolo fa ha mandato a morte i condannati del suo stato.
E' mutato questo benedetto codice morale?
Con quale autorità continua ad ergersi paladina della giustizia e dei costumi?

T

6 commenti:

il marinaio semplice ha detto...

Sono quasi totalmente d'accordo se non fosse per il fatto che non bisogna prendere sul serio i numeri. Insomma uno stato forte e democratico non è quello in cui vince la maggioranza e soccombe la minoranza. è quello in cui i diritti e i voleri di tutti sono rispettati nel modo più ampio possibile. Insomma uno stato eticamente fondato è quello in cui ogni minoranza riesce ad esprimere la propria identità senza ledere il resto della comunità e dei membri interni alla minoranza stessa. Non solo. La moralità non può basarsi sui numeri. Non è legata alle abitudini ma alla sensibilità. L'uomo oggi ritiene che uccidere i propri simili sia immorale non perchè ha perso (per qualche motivo) l'abitudine o la tradizione a farlo, ma perchè ha sviluppato una sensibilità che gli permette di sentire quasi la sofferenza provocata e quasi di provarne compassione. La maggior parte delle conquiste per i diritti, siano essi umani, degli animali, e nei giorni recenti, della terra in toto, derivano proprio da questo senso di compassione largamente diffuso nella popolazione.

t ha detto...

Condivido marinaio, d'altra parte questi pensieri sono figli di pomeriggi di discussioni con te, tempi in cui non si parlava ancora di fisica. Bei tempi andati, quando non avevo un capello bianco;)!
Discussioni che m'hanno svegliato.

t ha detto...

http://it.notizie.yahoo.com/4/20090812/tpl-oittp-sentenza-tar-reazioni-39349ed.html

Sempre ex falso quodlibet seguitur

Queste persone, non so quanto in buona fede o in modo sincero, difendono le loro tesi in modo scorretto.
Se non si sapesse di che si tratta, quando uno di loro dice che con la sentenza del TAR vengono penalizzati i 6 milioni di studenti, si sarebbe pronti a stare dalla sua parte.
Infatti perchè mai penalizzare questi studenti?
Ma il fatto è che non vedo in che modo questa sentenza li penalizzi!
Questa sentenza infatti stabilisce solo che nell'attribuzione dei crediti scolastici, tutti gli studenti devono essere uguali, senza distingure tra chi frequenta l'ora di religione e chi non la frequenta.
Dunque dove sta la penalizzazione?

Io sarò malfidato.
Ma in queste manifestazioni riesco solo a vedere tantissima ipocrisia da parte di chi ha bisogno di ritrovare il favore di Avvenire e dei Vescovi, e provo tanta incredulità per il comportamento dei Vescovi stessi, che gridano allo scandalo senza che sia successo nulla.
Gridano allo scandalo o perchè sono idioti e non capiscono che effettivamente non è stato torto un capello a nessuno studente cattolico, o perchè hanno paura di perdere potere, o per meccanismo talmente subdoli che non arrivo a capire!

il marinaio semplice ha detto...

Si è vero timoniere, grandi pomeriggi. Io ero un sostenitore dell'etica dei numeri, vedo che lo ricordi bene. anche se la sostenevo come ultimo appiglio. Ora come vedi ho leggermente cambiato idea. Insomma studiando così tanto la razionalità forse mi sono accorto che negli uomini c'è anche un animo irrazionale, sentimentale e forse, lì dove la razionalità non arriva, può arrivare il sentimento o la compassione. Ovviamente una buona base numerica aiuta il compito :-). Dico questo perchè ci sono esempi fenomenali, di persone che hanno completamente cambiato il corso degli eventi non con i numeri, nè con le idee, ma convincendo gli altri a "sentire" il mondo in maniera diversa.

Anonimo ha detto...

se scrive sequitur

a.p.

t ha detto...

ops;)

Ciao pugile